Salute, quando la ricerca fa bene al cuore

Salute, quando la ricerca fa bene al cuore

di Elena Panarella
Finanziare la ricerca scientifica per combattere ancora meglio le malattie cardiovascolari, patologie che colpiscono in maniera particolari gli anziani e, di conseguenza, destinate a crescere nel tempo con l’aumento dell’aspettativa di vita media. È questa la mission della raccolta fondi attivata da Cuore domani, fondazione onlus della Sicch (Società Italiana di Chirurgia Cardiaca), attraverso la campagna solidale 45587: si può donare da 2 a 5 euro con un sms da cellulare o una chiamata da rete fissa (info su www.cuoredomani.org). 

Il primo atto concreto della Fondazione consisterà nell’erogazione di 10 borse di studio di 15.000 euro ciascuna, che serviranno a promuovere e favorire due differenti momenti della lotta alle malattie cardiovascolari: comprendere i meccanismi e curare meglio e più efficacemente. Cinque borse saranno così devolute ad altrettanti giovani cardiochirurghi per sviluppare (in Italia o all’estero) ricerche innovative sui meccanismi molecolari alla base della patologia coronarica, valvolare o aortica. Le altre cinque, invece, serviranno a chi effettuerà un periodo di training (in Italia o all’estero) per il trattamento transcatetere, ovvero metodo non invasivo, della patologia valvolare o aortica.

«Se vogliamo sconfiggere le malattie cardiovascolari, ancor prima della cura dobbiamo lavorare e considerare la loro prevenzione - spiega Alessandro Parolari, presidente della Fondazione Cuoredomani -. Per prevenire dobbiamo conoscere quali sono i meccanismi biologici alla base delle malattie. In alcuni casi si tratta di meccanismi (genetici) che si ereditano dai propri genitori (ad esempio alcune forme di aneurismi dell’aorta o alcune malformazioni valvolari), talvolta la predisposizione genetica non esiste oppure esiste in parte ed è pesantemente influenzata dai nostri comportamenti e dall’ambiente in cui viviamo (inquinamento, ad esempio il fumo di sigaretta)». Prevenzione dunque, ma anche terapie innovative, mini-invasive e transcatetere che consentano di ridurre o addirittura abolire l’incisione chirurgica, teoricamente minimizzando il trauma conseguente alla procedura stessa. «Abbiamo bisogno di una nuova generazione di cardiochirurghi che siano sempre più competenti e preparati in queste tecniche alternative – rimarca Parolari -, e che soprattutto confrontino rischi e benefici di queste procedure per poter fornire ai nostri pazienti anziani la soluzione migliore, a minor rischio, e più efficace per il loro problema».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Settembre 2018, 16:25
© RIPRODUZIONE RISERVATA