Vino e olio, tanto caldo e poca acqua: è un'annata di magra

Vino e olio, tanto caldo e poca acqua: è un'annata di magra

di Valeria Arnaldi
Le temperature ben più alte della media di stagione. Il sensibile calo di precipitazioni, inferiori, secondo Coldiretti, del 41% rispetto alla norma nazionale. La siccità, che ha lasciato due terzi del territorio, letteralmente, all'asciutto, mettendo in ginocchio intere coltivazioni in alcune regioni.
Poi, temporali violenti e persistenti, grandinate, bombe d'acqua, allagamenti. Le condizioni climatiche anomale, ma ormai non più eccezionali, di quest'anno e, in particolare, dell'estate, hanno portato a oltre due miliardi i danni per agricoltura e allevamenti. E le previsioni per olio e vino, due dei capitoli chiave, sono critiche.
«La produzione olivicola sarà ridotta del 40/50% rispetto alla normalità - dice Valerio Cappio, direttore Unasco, Unione Nazionale dei Produttori Olivicoli - abitualmente nel Paese si attesta sulle 400mila tonnellate, quest'anno sarà di 200/250mila. In alcune zone, in particolare, Puglia e Calabria, gli olivi sono in evidente sofferenza e il fenomeno si vede a macchia di leopardo pressoché in tutte le regioni di produzione. Ora, bisognerà calcolare i danni delle violente precipitazioni delle ultime ore, sperando che non abbiano causato la caduta dei frutti già durante la fase avanzata.
Altrimenti, sarà davvero difficile».A complicare ulteriormente le prospettive del settore sono i numeri, già scarsi, dell'anno scorso.
LA MOSCA OLEARIA
«Siamo al secondo anno di magra - prosegue - il 2016 è stato un periodo nero, addirittura peggiore di quello in corso, con una produzione di appena 170mila tonnellate causata dal caldo e dalla mosca olearia. Quest'anno, fortunatamente, le temperature record hanno limitato i danni dovuti alla mosca, che oltre i 32 gradi cessa l'ovodeposizione, ma ci sono molte zone nelle quali le olive sono rinsecchite e legnose, dunque la resa sarà bassa, con ciò che comporterà per i produttori». E per i consumatori: «I prezzi saliranno del 20% circa». Preoccupanti pure le stime per la vendemmia che, secondo Coldiretti, potrebbe essere al minimo storico nazionale degli ultimi cinquant'anni, tra 40 e 42 milioni di ettolitri, con un calo del 26% dovuto a caldo e siccità. «Le precipitazioni spiega l'associazione per poter essere assorbite dal terreno deve cadere in modo continuo e non violento mentre gli acquazzoni aggravano i danni e pericolo di frane e smottamenti. Siamo di fronte al moltiplicarsi di eventi estremi per la tropicalizzazione del clima con l'alternarsi di caldo anomalo, siccità, bombe d'acqua, grandinate violente che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale di oltre 14 miliardi di euro in un decennio».

LE BOMBE
Anche qui, i danni da bombe d'acqua vanno ad aggiungersi a quelli provocati dalla siccità che aveva già portato a previsioni di sensibili cali nella raccolta. Circa il 40% in meno in Lazio e Umbria, il 35% in Sicilia, il 30% in Toscana, Puglia, Abruzzo, Molise, Liguria, Basilicata, Calabria e Valle d'Aosta. Seppure di portata inferiore, riduzioni sono stimate del 25% nelle Marche e in Lombardia, del 20% in Sardegna, del 15% in Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto, del 10% in Trentino Alto Adige. Solo in Campania si valuta un aumento del 5%.
«Le piogge eccessive sono sempre dannose, bisognerà capire l'impatto dei rovesci, specie nelle zone nelle quali sono stati più violenti - dice Domenico Bosco, responsabile settore vitivinicolo Coldiretti - dove le precipitazioni sono state normali si può sperare in qualche miglioramento. La vendemmia però è già in fase avanzata, con oltre il 50% di uve raccolte, quindi le precipitazioni potranno interessare le uve che si raccoglieranno dalle prossime settimane e fino alle prime di novembre ma certo non ribalteranno la situazione. Si tratta di piogge che non ricostituiscono le riserve idriche ma possono dare un poco di sollievo alle piante».

LE GELATE
A compensare le riduzioni nelle quantità sarà la qualità delle produzioni.«Le rese sono scarse - commenta il presidente Unasco - ma le olive che hanno resistito alla siccità sono molto buone, dunque l'olio italiano non sarà tanto ma sarà di ottima qualità». Bene anche il vino. L'Italia mantiene il primato produttivo mondiale, davanti alla Francia, in sofferenza per le gelate tardive. Cresce, inoltre, del 6,3% in valore rispetto allo scorso anno la domanda di vino italiano all'estero, registrando un record storico. Aumenta del 23,8% il vino biologico, che nel 2016 ha registrato +34% di vendite e +40% di esportazioni.
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Settembre 2017, 10:55